Il contenuto di questa pagina richiede una nuova versione di Adobe Flash Player.

Scarica Adobe Flash Player



Teuta Gwened
Teuta è un clan, una comunità. Chi conosce ed entra a far parte della nostra associazione culturale vuol conoscere meglio sé stesso, le proprie origini, la spiritualità più intima di chi prima di noi ha creato e mantenuto intatto quell’equilibrio e sodalizio imprescindibile che ancora oggi unisce l’uomo e la natura all’universo. Teuta Gwened nasce dal bisogno di sapere, di condividere valori e costumi, ma anche i miti e le leggende, capire l’origine di usanze e riti, nonché il significato più profondo della tradizione veneta. Le nostre origini sono una nebulosa lontana, che si perde nella notte dei tempi. Veneti, celti, Longobardi e Goti. Noi siamo tutto ciò. E ancora oggi chi si sente di appartenere alla Teuta si sente discendente di Vivaldi, Palladio, Goldoni, Canova, Tiziano, Canaletto, Cangrande, Ezzelino... Siamo gli eredi della Serenissima Repubblica, la prima nazione che fondò se stessa sul diritto di ogni uomo a vivere da uomo libero, nel rispetto reciproco fra cittadini e loro istituzioni. Eredi di quel codice di norme e valori etici non scritti, che ancora oggi hanno un valore per noi. Il rispetto fra gli uomini, se pur diversi, il rispetto per la natura e i suoi ritmi, l’amore per la famiglia e verso il prossimo. Tutto questo ancora oggi è tangibile a tutti coloro che vivono e conoscono la terra Veneta. Vogliamo conoscere la storia che ci hanno taciuto nei libri di scuola, le imprese dei nostri eroi medievali, la grandezza della nostra letteratura e del nostro teatro, ancora oggi chiamato volgarmente ‘dialettale’. Vogliamo confrontarci con i nostri fratelli celti atlantici… Con quel mare che anche i nostri avi osavano sfidare. Con quel vento del nord che ancora oggi ci trasporta verso nuove mete da raggiungere. Nuovi sogni per cui lottare. Come il sogno di poter gridare a tutti, sotto il nostro sacro vessillo di San Marco, che siamo nati liberi e fieri, liberi di amare la nostra terra e il nostro popolo, liberi di essere Veneti e di urlarlo al mondo intero, senza più alcun timore. Teuta è il nostro clan, la tribù. Gwened è il nome bretone della città di Vannes, fondata dai Veneti antichi. Il nostro motto è : Untar d’Oaka!, il richiamo per radunare i capifamiglia delle comunità cimbre delle montagne venete, un costume risalente alle fahre longobarde. Significa ‘sotto la quercia’, albero sacro per gli antichi druidi.
Appunti di toponomastica celtica e germanica nel Veneto

 

I nomi di luogo, spesso sono dei veri e propri testamenti che la storia ci lascia, tracce nascoste di presenze o fatti, credenze o percezioni di realtà oggi apparentemente lontane. E’ chiaro che coglierne il primitivo significato può illuminarci su parte del nostro passato e probabilmente, aprire nuove prospettive sul presente.

Carpire la lingua primitiva che ha formato un determinato toponimo è come riecheggiare la presenza del popolo che in quei luoghi abitò. A tal proposito, una fatale forzatura è il far risalire a periodi antichi e quindi alla loro autenticità storica parole che in realtà sono entrate nel parlato comune di un popolo: un esempio è “corrubio”, dal latino quadruvium, ma di uso comune sino ad epoca recente. Al contrario, l’unicità di un toponimo sembra confermarne l’antichità, spesso modellato e corrotto dai secoli e quindi dall’evolversi della lingua locale stessa. E’ ciò che ci proponiamo di fare in questa occasione, è cogliere sfumature e colori della nostra Terra con occhi nuovi, per dettare un contributo sincero sulla nostra identità. La cultura scolastica pone dei preconcetti tali che pochi hanno cercato nelle lingue celtiche e germaniche o comunque nell’indoeuropeo indefinito dei primi europei la soluzione degli enigmi che il tempo ci ha consegnato. Soprattutto si è sempre sorvolato sul metodo del confronto, al di là dei confini moderni, consegnando all’oblio verità lampanti. D’altronde ciò è visibile anche in altre discipline, dall’arte all’urbanistica, dalla religiosità al folclore. Parole come Venezia, Sarmazza, Carega, Alpone o Verona, sono praticamente intatte, se non impolverate nel loro primitivo significato. E ciò che spesso si tralascia, è la semplicità nella formazione di un nome, soprattutto se antico e non “urbanizzato”. E’ la “forma del territorio”, la formologia, il suo elemento dominante, il suo genius, a dettarne e definirne il nome con cui sarà identificato dal popolo che lo frequenta. Certo, scorgerne la primitività è in alcuni casi impossibile e tutto sommato anche inutile. Questo perché, come la tradizione, essa è “perpetuare, trans-portare attraverso il tempo”. Siamo nel recinto sacro di un cosmo praticamente infinito ma racchiuso nell’intimo più oscuro di un popolo, l’identità appunto…

La toponomastica dunque è l'insieme dei nomi attribuiti alle entità geografiche, ed il loro studio storico-linguistico. Il toponimo (dal greco tòpos, "luogo", e ònoma, "nome") è il nome proprio di un luogo geografico. I toponimi si possono ripartire in alcune categorie, tra le quali: idronimi (nomi di corsi d'acqua); limnonimi (nomi di laghi); oronimi (nomi di monti); poleonimi (nomi di città e altri abitati); coronimi (nomi di regioni). Un primo, importante insieme di nomi di luogo, molto diffusi in tutta la Padania (ma anche Baviera, Austria, Svizzera, Francia, Irlanda, Gran Bretagna, Spagna… ma non nell’Italia peninsulare!), sono i toponimi prediali o fondiari (nomi di fondi rustici) di origine gallo-romanza, formati da un antroponimo antico (celtico, latino o germanico) e uno dei suffissi gallici -ācum, -āca, -īcum, -īca. Si tratta di un filone che rimase produttivo anche in epoca alto-medievale. Ad essi si possono accostare i toponimi più tipicamente lombardi costituiti da un antroponimo antico di origine celtica + suff. -ate, probabilmente da un antico –ates/-atis, con il valore de ‘gli uomini o i parenti e i discendenti di’ (località sede di una stirpe, di una discendenza). Alcune tribù di ascendenza celtica contengono questo suffisso: Anesiates, Arusnates (Valpolicella), Dripsinates (Trissino), Modiciates, Vocati, Atrebati, Nemetati, Hercuniates, Arabiates… In alcuni casi il suffisso –ate oppure –ato, possono celare un primitivo –ago. A tal proposito pare interessante accostare il suffisso –ato (-at) che caratterizza soltanto i cognomi veneti (e cimbro-veneti): Leorato, Bonato, Volpato, Segato, Zonato, Marcato, Signorato, Lovato, Zanconato, Burato, Manzato, Remonato, Posenato, Fochesato, Mochelato… Questo suffisso indica proprio il concetto della discendenza, “figlio di, proveniente da”, come lo scozzese “mac”, l’irlandese “o’”, il nordico “son”. A quanto pare esiste una corrispondenza con i toponimi padani! Anche i nomi uscenti in -lano, -liano, -gliano (ad esempio Brogliano…), deriverebbero dal celtico -lan, -landa, o dal galloromano –lanum. Altri suffissi di origine celtica sono -asio, -esa, -iso, indicante località poste lungo i corsi d’acqua (Viagasio, Tarvisio/Treviso, Bigasio/Begosso, Avesa, Nervesa…). Riscontriamo in maniera diffusa anche microtoponimi originatesi dall’uso di parole celtiche o germaniche, termini che si sovrapposero o si sommarono a quello romanzo: i tanti Brolo dal gallico brogilos ‘frutteto’; Tezza dal gallico ategia ‘capanna’; i vari Barco da un prelatino barc, ‘capanna’; la stessa parola bosco; Gazzo/Gazzolo dal longobardo gahagi col significato di ‘bosco bandito, piccolo bosco’; ancora il germanico balt/bald per selva da cui Baldaria, Baldo; Bionde da biund, ‘recinto’; Biacche da blahhe, ‘particolare tipo di terreno’; i vari Bra’, Braida, Breda, Prada, Praya dal germanico breit, braida, ‘spianata, campo erboso’; scaranto, squaranto, scarmana dall’indoeuropeo skar, “dosso, pendio” (ci sono esempi in tutta Europa!); cucco, cucca, dall’indoeuropeo kuk, altura;  Calavena, Calava, monte Calvarina, Calvarino, Calavezzo, dal prelatino klav, “altura, pendio, frana”. Una vera chiave di volta nel ricostruire il significato dei toponimi più oscuri c’è fornita dalle ipotesi interpretative di Claudio Beretta. La teoria illustrata nel suo studio ci parla di “radicali”, che rappresenterebbero il cuore del nome: essi possono essere interpretati come il residuo storico di una agglutinazione (mn, md, hr, ml, rk, tk, pl, br…) che conserva gli elementi ed i significati linguistici portati dalle diverse ondate culturali che si stabilirono in un determinato territorio. Si tratta di sistemi formati da diversi oggetti (definiti “res”), ossia: alture, fiumi, pianure, paludi... La somma dei vari radicali permette di interpretare i toponomi antichi, mostrando una comunanza di base incredibile: nomi propri che nascondo significati comuni. Così ad esempio “agn, egn, alb, alv, elv, elb, br, onne, on, ona, enz, arc, ar, arn, ard, ars, av, is, md, mn, ml...” indicano acqua, fiume; “rk, vr, var, br, bric, brig, cal, cav, kuk, gor, ml…” indicano altura, montagna; “pl, pal, pol…” indicano bassura, pianura, piano… Ecco allora che Piave diviene “pl-av” (pianura/fiume), Recoaro “recu-varo/aro” (rk/ar acqua; oppure da  roccia/acqua con rico in celtico ad indicare “solco”; esiste l’ipotesi dal nome germanico Richwar); Pedavena indicherebbe “pd-av-ena” (piana/acqua); Tartaro (fiume Tar River in Irlanda) “tar-tar” (fiume/fiume o forse da collegarsi ad un celtico taro “che attraversa”); Brenta rappresenterebbe una base “br-ent” (altura/fiume, oltre che l’indoeuropeo bhrendh, scorrere); Trento corrisponderebbe a “tar-ent” (fiume/fiume). Si spiegano così il rincorrersi di assonanze, parallelismi, somiglianze se non il ripetersi di toponimi e idronimi di tutta Europa (Trento, Brenta, Arno, Mincio, Alba, Elba, Reno…). Così il latino ha lasciato fondamentali tracce in tutta l’Europa Occidentale, dall’Inghilterra alla Germania, dalla Spagna alla Francia, nel nostro Veneto e in Italia, ma come spesso si può appurare, sovrapponendosi a strutture linguistiche preesistenti e lasciando il posto al germanico in altre occasioni.

 

Toponimi celtici nel Veronese orientale

 

Tutti i nomi delle più importanti località venete sono di origine prelatina o –come vedremo più tardi- germanica. Così Verona indica il luogo sopra (dal celtico ver, uper) al fiume (ver/var potrebbe indicare anche acqua!); Vicenza dal celtico uink la combattente, o più probabilmente dall’indoeuropeo venetico weik villaggio, clan attorno al fiume; Belluno dal celtico belodunon, fortezza splendente o del dio celtico Bel; Padova dall’indoeuropeo pad/av, pianura/fiume; Treviso, non dal celtico taruo, ossia toro (?), ma da tar/avisio (Tarvisium, difatto identico a Tarvisio), fiume/acqua (avisio, tra l’altro torrente trentino: celtico abisjo, apisjo corso d’acqua, indoeuropeo ab/ap, acqua; tar potrebbe indicare passaggio); Venezia, dal popolo dei Veneti; l’antico nome del lago di Garda (germanico warte), il celtico Benacus, biforcuto; il monte Carega (kar, roccia…), il monte Grappa (greb, grep, luogo sassoso), il monte Pasubio, i Berici (forse dal celtico ber, sorgente, fontana, antico irlandese bir, acqua, fonte), il monte Venda e Vendevolo (celtico windo, bianco) sugli Euganei, il monte Summano (celtico Dumnos), monte Cornale, il fiume Adige, il Piave, il Piavon, il Tartaro, il Tione, l’antico Medoacus e l’odierno Brenta (Brent affluente del Tamigi), il Meduna, il Menago, lo Zero, l’Astico, il Tergola (riscontriamo anche un rio Trego e Tergoletta e una roggia Tergolino), il Musile (basti pensare alla Mosa, Mosella), il Sile, il Léogra, l’Agno, il Tesina (Tessera, Tesino/Ticino…), il Dese (fiume Tees in Gran Bretagna), il Guà (celtico aguabda), il Taù, rio Onte (Sovizzo), rio Righelo (celtico rin/kelos), il Siron, fossa Maron, rio Baiaghe, prognolo della Rugola, il Timonchio (Dimonclum, celtico Dumnoskel), il Chiampo (celtico kel/ambu), il Leogra, l’antico idronimo padovano Togisonus… E ancora: Este, Asolo (akilo, aguzzo), Abano (divinità Aponus dall’indoeuropeo ap/on, acqua), Feltre, Altino (Altn, divinità venetica), Adria, Malamocco, Montagnana (dal venetico mons Enniana), Cadore (celtico Catubrium, dal celtico catu/briga, battaglia/monte, roccaforte), Polesine, Arlesega, Ampezzo, Oderzo (op/terg, mercato), Marostica, Trivignano, Molvena, Malo, Dolo, Solagna, Mussolente, Baone (forse da bad/on piano/acqua), Pesina, Biliera, Oliero, Meledo (non da maletum/meletum/meleto, ma da un originario ml/dn, acqua/acqua o altura dun), Vallarsa (Arsa è un fiume in Istria!), Arsego, Villaga, Ignago, Busiago, Alpago, Crescenzago, Maniago, Mardimago, Massanzago, Moriago, Orsago, Borbiago, Chirignago, Terlago, Vedelago, Umago, Grassaga, Peraga, Lonigo, Lancenigo, Francenigo, Veternigo, Zianigo, Soligo, Onigo, Scomigo, Mosnigo, Barbariga, Pianiga, Bróndolo, Brogliano, Canda, Ceneda, Morgana, Nanto (celtico nant, vallata), Sovizzo (antico Suvitium), Nervesa, Piavon, Bolzano, Bressanvido, Bressana, Jesolo, Arquà, Megliadino, Gruaro, Asiago, Mestre, Marghera, Arquà, Alonte, Gambellara (celtico gambu-lara, piana ricurva), Brendola, Volargne, Arzignano, Breganze (celtico brig, altura), Preganziol, Poiana, Piovego (non da “pubblicus” ma da plow pianura), Valdobbiadene, Segusino, Susegana, Carmignano (dal venetico Karamnos), Montebelluna, ecc… Per rimanere nel Veronese: Legnago, Azzago, Lotrago, Verago, Canzago, Ceriago, Sennago, Mizzago, Marciago, Marago, Codenago, Cambraga, Jago, Saga, Moiago, Sergiago, Terzago, Navezzago, Poièga (Puiaga), Tomanigo, monte Tregnago, Arnezzo, Begosso (Bigasio), Vigasio, Povegliano, Oppeano (forse indoeuropeo “laupet”, cerchio…), Squaranto, monte Lavagna, monte Fiamene, Grezzana, Cavarena, Cavalo, Otraghe, Stauruna, Foldruna (Fondruna), Lónico, Val Pantena (pal, pianura, palt palude), Stallavena, Progno, Prognol, Prun, Parona, Avesa, Navesa, Moruri, Molina, Molane, il fosso Vandelon, il fiume Tregnon, Rio Tromegna, Bressa, Capo (antico Capavum), Damel, Faldere, Fane, monte Fiamene, Ponzeio, Veja, Proale, Torbe, San Vitale in Arco, l’antico nome di Peschiera Arelica (celtico ar-lic, vicino alla pietra), Laco Marisio, Monzambano, Ime, Sona, Fumane, Manune, Margiuni, Cerzuni, Fraune, Prun, Brentino, Belluno, Breonio (Breuni nel 1184, suffisso che ritroviamo nei Camuni), Poiano, Lugana, e moltissimi altri ancora… Nel Veronese orientale riscontriamo:

Arcole: ci sono ipotesi legate al latino arx (luogo fortificato) o al tardo latino medievale (de Arculis, piccole arche) ma che tralasciamo. Secondo il Barbetta ol è forma gallica, indicante luogo piano, aperto. E noi aggiungiamo arc, indicante acqua (pensiamo agli idronimi francesi Arc). Arcole si trova in posizione leggermente elevata rispetto una zona che sino ai primi decenni del ‘900 fu caratterizzata da forte impaludamento. 

Aronna: è la prima attestazione della località di San Giovanni Ilarione (attestato in data 5 giugno 1091, quando Enrico IV dona ai Benedettini di San Felice di Vicenza dei terreni “in Sancto Ioanne ad Aronna”). Presto volgarizzata in La Rogna (tipo di vegetazione?), per noi appare richiamare ancora una volta l’acqua, ar/ona: in celtico significherebbe vicino o davanti al fiume, come Armor (Bretagna in gaelico) di fronte al mare o arlica (antico nome di Peschiera) vicino alla pietra. Il prefisso celtico ar- lo ritriviamo in svariate occasioni ed è sopravvissuto nella lingua veneta (arente, aregasta) con lo stesso significato. Tra l'altro  moltissimi idronimi (tra l’altro troviamo la città di Arona in Piemonte) sparsi per tutta Europa contengono sia la componente ar che on/ona/onne… Ricordiamo tra gli altri: Aire, Arun, Arrow, Ayr, Yare, Yarrov, Ara, Aranda, Arandilla, Aragon, Ahr, Aar, Aran, Garonne, Saône, Avon… Stessa ipotesi, potremmo estenderla alla località Aran(o) in Val d’Illasi (Isole Aran in Irlanda e Scozia; Val d'Aran, sud della  Francia), dove esiste un importantissimo sito dell’età del Bronzo (2000 a.C.) con una settantina di tombe!

Fiume Alpon(e): ritroviamo lo stesso toponimo riferito a montagne in provincia di Varese e Modena. Alp/Alb potrebbe indicare in indoeuropeo/celtico “altura (da cui Alpi), roccia, pietra”, ma anche “acqua”. Sostanzialmente significherebbe altura/acqua oppure semplicemente “fiume” (spesso è chiamato localmente “sime”, fiume in veneto locale), alb/on acqua/acqua. Alb/alp-on: fiume che proviene dalla montagna, o semplicemente fiume.

Rio Albo: Albus è bianco, in latino ma anche in celtico ed antico indoeuropeo. Molti fiumi europei provengono da questa parola: il fiume Elba in Germania, i vari elf, alf scandinavi… Nella Schwarzwald esiste un idronimo “Alb”. I due significati etimologicamente si confondono. In Emilia segnaliamo Fiumalbo, dove tra l'altro esistono particolari costruzioni di origine celtica che ricordano l'architettura tipica della Lessinia.

Monte Biron: semplicemente composto da bir/on, (questo toponimo lo riscontriamo nel vicentino ma anche nell’irlandese Birr, celtico bir, sorgente), indicante acqua, sorgente appunto.

Brenton (br-ent-on, altura/acqua o ad un celtico villaggio elevato), accostabile all’idronimo Brenta, Brenton e forse anche a Brentino. L’indoeuropeo bhrendh indica “scaturire, scorrere”, da cui brenn in antico irlandese per sgorgare. Interessante la località Brendian a San Giovanni Ilarione.

Brian: località sopra Cazzano di Tramigna, dove insiste una chiesetta dedicata a San Pietro; da brigant, collina, altura, elevato… Il toponimo lo riscontriamo anche in provincia di Venezia, forse in relazione ad un terreno elevato sulle lagune-paludi che un tempo lo circondavano. 

Brognoligo (Broianigo): borolla-nigo, grande sorgente e lavare in celtico. Forse con qualche significato religioso.

Calavena, Calava, monte Calvarina: klav, pendio, frana. Da confrontarsi con i vari Calbarina, Calvene, Calavena sparsi per il Vicentino e il Padovano e varie parti d'Europa.

Monte Carega (lo ritroviamo anche in Liguria, Carregga e in Irlanda, Ballina Carriga), evidentemente dal celtico kareg (parola del bretone odierno) che significa roccia, e non certo da un delirante accostamento al termine veneto “carega” (sedia).

Illasi (Ylasium, Illaso): il suffisso –asium indica un legame con l’acqua. Il solito accostamento ad un antroponimo di origine latina “Gelasius”, ci lascia alquanto perplessi… come per Pantena, fatto derivare addirittura da un fantomatico quanto improbabile soprannome di un colono proto-etrusco Paltena, “uomo dalle spalle larghe” o “soldato dotato di balteo” o “fabbricante di baltei” (?!?) …

Rugate: interessanti il suffisso -ate, diffusissimo in Lombardia (tra l’altro riscontriamo un altro Rugate) ma pressoché sconosciuto in Veneto: forse residui linguistici. Fenomeni come la “s” o la “f” aspirata ancora presenti in Lombardia, sono resistiti nelle parlate dell’alta Valdalpone sino a qualche decennio fa (caha per cassa, hora per fora…).

Lavagno: dal celtico uagna pendio, depressione, bassura, palude; comunque lav/agn, acqua. Lo riscontriamo in Val d'Illasi (anno 1035 - Giovanni, vescovo di Verona, dona al monastero di San Nazaro vari terreni, tra cui "Lavanei, Maximagi, Mezanarum...". incredibilmente celtico quel Maximagi, magus/campo, non identificato), ma anche presso Veronella.

Montecchia di Crosara (Monscleda): il nome appare oscuro. Un’interpretazione legata al mondo del sacro ci propone la parola celtica clado per nascosto, krosa per grotta e nell’incomprensibile Cabalao sembra celarsi gabo per ariete, dività celtica appunto. Tutto riporterebbe ad una forte sacralizzazione del territorio. Quindi Crosara indica un'insieme di grotte, nel senso di territorio ricco di sorgenti sotterranee, come effettivamente si presenta questo territorio.

Rio Rugolaro: non richiamerebbe semplicemente un veneziano rugolar, rotolare; forse formato da un celtico renos/kularo, ruscello nascosto.…

Sarmazza: non da “Sarmati” (ipotizzando una stazione di guardia composta da armati sarmati), ma evidentemente (e aggiungiamo in maniera spettacolare!) isar/mada, in mezzo all’acqua. Is/ar indica sicuramente “acqua”. Molti fiumi derivano da tale etimologia isar legato al concetto dello “scorrere”: Ysere, Isarco, Sarca, Esar, Eisack, Zero, Zeriolo, Saar, Serio, Zerra, Isorno, Jiezera, Isar, Isard, Leizaran, ma anche Sirmione, Sarmeola, Sarmede…; ma anche “palude”: See, Sjo, Sarmede… “La Sarmassa” è effettivamente una zona di fondovalle soggetta ad impaludamento attraversata dall’Alpone e vari rii.

Tregnago: identico al francese Tregnac, suffisso celtico –ago, potrebbe rappresentare un tr/egn, indicante acqua (Egna, Sudtirolo). In zona: Boiaigo, Soraigo, Pagnaghe, Cambrago, Cambran, Marcemigo, Martenigo, Zenago, Mizzago... 

Val Tanara (alta Valdillasi): il nome potrebbe collegarsi all'idronimico Tanaro (indoeuropeo tann). Altra etimologia da tanno, in celtico "quercia". 

Val dell’Orco, Roncà: orcos è cinghiale in celtico.

Veronella: scomposto appare un ver/on/ela: acqua,acqua e suffisso.

Zimella (Zumella) legato all’indoeuropeo mel, acqua (fiume Mella in Lombardia) oppure mello, indeuropeo, antico irlandese mell “rotondità, colle”. Da confrontarsi con Zumelle nel feltrino. La derivazione dal latino “gemina”, gemella, appare poco plausibile.    

Zerpa: nome corrispondente ad una zona acquitrinosa, soggetta alle esondazioni dell’Adige: iser/pad (acqua/piana), distesa d’acqua, palude. Non certo da “zirpa”, giunco, quindi zona acquitrinosa…

Vallem Silogne (anno 1444): presso il territorio di Roncà riscontriamo un antico Vallem Silogne (anno 1444), toponimo sicuramente legato all'acqua (sil/onne). Da collegarsi all'idronimico Sile. 

Sule: a nostro avviso richiama l’acqua. Da confrontare con Solagna (Vicenza), fiume Soligo, il Sulon in Bretagna, l’idronimico Sulm (antico Sulmana) in Germania e forse anche Sula in Svezia e nel Vicentino (fiume Sula o Sule!). Ancora più indicativo è che suliis significa salice in celtico, pianta legata all’acqua. Ancora, presso Bath in Gran Bretagna, esistono delle terme romane dedicate ad una dea locale Sulis

E ancora: Val Bragozza, Calciago, Carniago, Cargnago, Caráule, Cambrago, Cambran, Carniga, Cavagile, Core, Camaole (Camaule), Valle Locati (forse collegato a louk,leuk o lucus, bosco in venetico,celtico e latino), Val Lonigo, Boiáigo, Brolo (antico? celtico brogilos), Marcenigo, Martenigo, Massanzago, Motta (antico? celtico mutt, altura), Miega, Mega, Mizzago, Modon, Montagnago, Nanon, Pagnaghe, Pagnego (medievale Paniago), Progno, Pressana (forse da collegare a toponimi quali Bressa, Bressanvido, Brescia, Bressanone/Pressena nel 827, derivati da brig, altura o boragana, grande sorgente), Recoaretto, Quoro (celtico,  ponte), monte Serea (ser/cer indicherebbe monte), Val Seré, Scarmana (skar, pendio o kar, roccia; il suffisso –mana richiama sempre l’acqua), Soráigo, monte Soejo (Suillius e Suellius sono nomi di origine gallica, cosi come Suellus e Suellios. Vedi Sueglio, Lecco), Tramon (in celtico indicherebbe passaggio), Tramigna, rio Tronega, Triga, rio Vienega, rio Verle (celtico berura, crescione di sorgente), monte Zoppega, Zenago, monte Calprea (kal in celtico è pietra, ricalcato nel romanzo "prea"; confrontabile col vicentino Priacalle), monte Tenda (forse indoeuropeo tan, altura), località Panaro…

 

Toponimi germanici nel Veronese orientale

 

Escludendo le zone cimbre che un tempo giungevano alle porte di Vicenza, con tracce lungo tutte le vallate a nord di Verona e nella pedemontana veneta, oltre che sui Berici, la presenza germanica –così essenziale per comprendere il Veneto- si esprime in molti toponimi, tra cui: lago di Garda (garte), Monte Baldo (wald, foresta), Rovigo (dal nome germanico Hrothriks), il fiume Astico (lastig, impetuoso), il Bacchiglione, Vedelago (weite lache, ampia fossa), Conegliano, Bovolone, fiume Aldega’, Bardolino, Brenzone, Affi, Incaffi, Angiari, Anzi, Zevio (dalla tribù germanica dei Gepidi), Berga, Vangadizza, Bussolengo, Pastrengo, Pacengo, Martelengo, Porcellengo, Laurengo, Merlengo, Godego (gotico), Valgoda, Godega, Godeghe, Montegodi, Stoegarda, Scodosia, Borgofuro, Romano (arimanno), Sala (costruzione padronale della curtis), Saletto, Engazzà, Perzacco, Squarzego (nel 1215 Swarzago), monte Scardone, monte Ricco, monte Rua, Curtarolo (Curtis Hrodilo), Restena, Crestena, i vari Granze (confine, struttura amministrativa medievale), Val Lagarina (lagar, accampamento, recinto), Pipaldi, Burgani (Bergan), Feolda (Alfoald), Ghisa/Ghiselle, Guizza, Guala, Mondine, Mondello (Mundo), Galta, Garzon (Gardhon, warda), Gonzo, Val di Sala (antico nome della bassa Valpantena), le varie Fara (le fare erano un’entità politico-militare di origine longobarda), piazza Bra’ e le varie Braida, Breda, Brello… Sono lasciti linguistici dei popoli germanici che qui si stanziarono nell’altomedioevo: Goti e Longobardi in primis, ma anche Bavari, Svevi, Gepidi, Sassoni, Alemanni, Franchi e Burgundi…Osservando la toponomastica dell’alta Valdalpone, si possono scorgere moltissime contrade o luoghi con cognomi la cui origine è un capostipite dal nome germanico: Prando (Liutprand o simili), Bacco (Bacho), Gambaretti (Gambara), Rigoni, Gaggi (Gaido), Burato (Buro), Mazzon/Mazzo/Mazzolo (Mado), Niero (Rainiero e simili), Aldegheri, Bertini, Arduin, Baldo, Baldoni, Pandolfi, Bodi (Boda), Busato (Boso), Brun, Maccadanzi (Makka e Danzo), Mari (Maro), Rugi, Vandini (Wando), Frighi, Ramponi, Menotti (Menno), Stanghellini, Beltrame, Bordon (Burdo), Braggi, Anselmi (Hanselm)… alcuni sono spiccatamente cimbri (Gecchele, Gaiga, Fochesato, Rebele, Cracchi…). Gruppi familiari quindi, che nel tempo vengono a costituire nuclei abitativi praticamente autonomi, tipico insediamento nordico di colonizzazione di un territorio poco abitato nel medioevo. Toponimi come Castello, Castelletto, Castelvero, Castelcerino, Degan, Bastia, Badia, Torri, Bolca, Porcara, Porcaria, Porcile, Sorte (consortium), Borgoletto (lo riscontriamo a San bonifacio, Gazzolo, Cologna Veneta, Colognola ai Colli) o Borgolecco (presso Verona, Locara, Monteforte d’Alpone, Orti di Bonavigo, Bussolengo, Montebello Vicentino, Arzignano dove ritroviamo un Brolecco) e la dedica a santi come San Giovanni Battista (San Giovanni Ilarione, Locara, Sabbion, Bolca, Locara), San Michele (Torri di Confine a San Bonifacio, Belfiore, Baldaria di Cologna Veneta o Gotorum…), San Giorgio (Arcole, Cazzano, Soave, Bionde…), San Salvatore (Montecchia di Crosara, Zerpa, Castelvero), San Bonifacio (nome dato da monaci fuldensi; è il nome cattolico del santo che cristianizzò la Germania, nome unico in tutta la Padania…), mostrano l’importanza del medioevo nella storia di questo territorio e delle sue genti. Di seguito un elenco di quei toponimi del Veronese orientale. Arcumania (oggi scomparso, presso San Giovanni Ilarione), Baldaria, Bonavigo (Budanigo), Bonaldo, Bochesa, Borgo, Borgoletto e Borgolecco (da Burghlahn, villaggio sottoposto al castello; forse anche dal celtico berg/leuc, villaggio brillante…), Bionde, Biacche (terreno scuro del querceto), Braido, Bezolda, Boschirolle, Brello, Bra’, Brea, Braglio, Braggio (anche celtico bora-olla, grande sorgente), Burgnano (Bergan), Bertesine, Bore, Valle del Buro, Bisinelle, Biondella (germanico biund, recinto), Balze, Busarello, Buricci, Burille, Castelcerino, Costalberto, Caltrano, Cengelle, Vajo della Còla, Cazzano (da gahagi; potrebbe però derivare dal nome celtico Cattius/Cattos), Cortericca, Durlo (forse cimbro), monte Faiardan, Fincaro, Falsurgo, Finetti, monte Gardone, Galzelago (Ganzelago), Gatta, Gazza’, Gazzo, Ghiselle, M. Garda, F. Guà, M. Garzon, Lobia (Laubia, loggia), Lutaldo, Lanzuano, Lore, Lora, monte Laita (cimbro, anche se nel Comune di San Giovanni Ilarione), Lamarille (lago di), Valle Lamberta, Valle Lame (lama, palude), Lotte, monte Mondo (Valdillasi), Marezzane (mar, palude), Mondello, Val del Martàro, Morle, Muzzorgo, Pertolina, Praicardo, Perarolo, Praya, Rama, Rodi (Hrodo), Rocca, Roccolo, monte Rocchetta, Soave (dal popolo germanico degli  Svevi), Sande (probabilmente cimbro, Cologna ai Colli: si colloca in una zona non cimbra), Sega, Val di Saré, Saline, Sgarbe, Tana, Vajo Urle (Durle),Viselle,Vestena (forse però, è da collegarsi ai numerosi toponimi prelatini con suffisso in –ena presenti in Lessinia e nell’arco alpino). Aggiungiamo alcuni toponimi sicuramente cimbri dell’alta Valdalpone, zone non appartenenti ai XIII Comuni della Lessinia: Labe, Grobe, Grola, Scherpa, Vallecco, Spilecco, Gaburo, Pergo, Purga, Lave, Covale, Laisi, Postal, Rindele, False Bise. Anche soltanto dopo uno sguardo superficiale, è possibile notare delle assonanze e dei parallelismi con molti toponimi europei. Ad esempio in Scandinavia ritroviamo: Leite, Lote, Løten, Sande, Sanda, Sula, Stanghelle, Vesoldo, Brenth, fiume Lora, Brenna, Moen, Alben, Store, Almås, Mora, Vallmora, Tretten, Røa, Roa, fiume Våja, Röke, Idre, Bakko, Mår, Borren, Borre, Gränsö, Bro, Sala, Borgstena, Vadstena, Trästena, Östana, Grådö, Ålbo, Vika, Mala, Vejle, Vindö… Se Lote, Lora, Leite, Roke, Sande, Bro, Brenth, non lasciano molti dubbi intersecandosi anche con il cimbro, Roa, Albo e le varie finali in –stena (la nostra Vestena) aprono nuove ipotesi d’indagine.

 

L’idea spesso propagandata di un Veneto “semplicemente” latino appare alquanto inconsistente. Toponimi e microtoponimi mostrano un panorama ben più complesso, con testimonianze più o meno palesi in ogni angolo della nostra Terra, che ci regalano echi di tempi antichissimi. Noi siamo qui da sempre. I Veneti esistono da sempre. Basterebbe che i siti archeologici fossero protetti, studiati, salvaguardati e non celati e devastati da delle istituzioni nemiche della nostra storia e della nostra identità (83 tombe paleovenete di Desmontà a Veronella, 70 tombe dell’età del Bronzo di Arano in Valdillasi, più di 200 tombe celtiche a Povegliano, i siti di Oppeano, Baldaria, i Castellieri della Lessinia...), per poter scorgere nuove dimensioni, nuovi orizzonti. Basterebbe guardare la nostra terra con i nostri occhi e non attraverso le immagini che altri ci propinano. Una sfida ci aspetta: risorgere per ritornare protagonisti nell’umanità! Partendo magari da un semplice nome di fiume…

 

Bibliografia breve

Toponomastica veneta, Dante Olivieri (1961); Toponomastica italiana, G.B.Pellegrini (Hoepli ed., Milano, 1990/94);  Ricerche di toponomastica veneta, G.B.Pellegrini (Clesp ed., Padova, 1987); I nomi dei fiumi, dei monti, dei siti – strutture linguistiche preistoriche, Claudio Beretta (Hoepli ed., Centro Camuno di studi preistorici, Milano, 2003/2007); Noi Celti e Longobardi, Gualtiero Ciola (Helvetia ed., Venezia, 1997); Venetkens – viaggio nella terra dei Veneti antichi, a cura di M. Gamba, G. Gambacurta, A. Ruta Serafini, V. Tiné, F. Veronese (Marsilio ed., Venezia, 2013); Il mito dei Veneti antichi – dalle origini a noi, G. Segato (G. Segato Borgoricco Padova, 1992/96); Valdariete, i celti nell’alto vicentino, Gloria Maddalena e Marilì Menato, (ed. Mediafactory,2013); Dictionnaire de la langue gauloise, Xavier Dalamarre, (2^ ed. Errance, 2003); Miscellanea di toponomastica veronese, G. Rapelli  (La Grafica ed., Vago di Lavagno Verona, 1996); Da Cucca a Veronella di G. Maccagnan; Vestenanova di P. Piazzola; Enciclopedia ilarionese di M. Gecchele e D. Bruni; Arcole – contributo per una storia di E. Santi e G. Sambugaro; Soave, a cura di G. Volpato; Roncà e il suo territorio, articolo a cura di A. Solinas; Il dialetto della Valdalpone, di Eliseo Burati…

Siti Internet

http://it.wikipedia.org/wiki/Toponimi_celtici_d'Italia

http://www.treccani.it/enciclopedia/toponomastica_(Enciclopedia_Italiana)

 

Associazione Culturale TEUTA GWENED - San Bonifacio (Verona) - C.F. 92019330239